Corleone, il 23 maggio giornata della legalità, ricordando la strage di Capaci
La manifestazione in piazza Falcone e Borsellino
Lo scorso 23 maggio, a Corleone, sono stati gli alunni delle
scuole protagonisti della “Giornata della legalità” per ricordare Giovanni
Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro,
nel XXII anniversario della strage di Capaci. Una delegazione della Scuola
Media “G. Vasi” di Corleone, guidata dal dirigente scolastico Giuseppina Sorce, era sulla nave della legalità, salpata da
Civitavecchia e sbarcata a Palermo la mattina del 23 maggio. Poi, a metà
mattinata, gli studenti di tutte le scuole del circondario si sono riversati in
piazza Falcone e Borsellino, la grande piazza, ormai vero e proprio “cuore
sociale” di Corleone, per ricordare le vittime della strage, gridare un forte
“no” alla mafia e lanciare messaggi di speranza per il futuro. Dal palco, allestito
nella piazza, gli studenti hanno suonato, cantato e letto poesie di impegno
civile, intervallati da brevi interventi degli esponenti delle istituzioni e
della società civile. Oggi sembra normale che anche a Corleone si ricordi
Giovanni Falcone. Ma è diventato normale per l’impegno della Corleone
democratica, che si è riappropriata delle sue radici, ha vinto la paura e la
vergogna si essere accomunata con i feroci boss di Cosa Nostra ed ha deciso di
gridare alto e forte la sua voglia di libertà e di giustizia sociale.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (Ph. Tony Gentile)
Una
svolta significativa si ebbe già 22 anni fa, qualche giorno dopo la strage di
Capaci. «Giovanni, non dovevi morire!», gridarono quel giorno gli 800 alunni
della scuola elementare di Corleone, sfilando per le strade della città. E
alcuni di loro (furono chiamati i “bambini-sandwich”) sopra i grembiulini blu
"indossarono" dei cartelloni bianchi, dove avevano scritto, con
pennarelli colorati, i nomi di Giovanni, Francesca, Vito, Rocco e Antonio. Era
il 2 giugno 1992, la giornata nazionale di mobilitazione contro la mafia,
voluta dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dalla
strage di Capaci erano passati appena dieci giorni e la rivolta civile contro i
feroci uomini di Cosa Nostra, che avevano usato quintali di tritolo per
assassinare il magistrato più famoso d’Italia, la moglie e gli agenti di
scorta, esplose con rabbia pure a Corleone. Fece scalpore la manifestazione dei
bambini, tanto che alcuni giornali nazionali le dedicarono titoli a tutta
pagina. E persino il prestigioso "The Times" di Londra, in un
reportage da Corleone del 24 luglio 1992, a firma dell’inviato John Phillips,
scrisse che «il paese della "famiglia" al vertice di Cosa Nostra è
all’avanguardia nella resistenza contro la mafia». D’altra parte, che a
manifestare contro i mafiosi di Corleone, da tutti indicati come gli autori
della strage di Capaci, fossero i bambini di Corleone, era una notizia. Specie
in un contesto in cui Totò Riina era latitante da più di vent’anni e la moglie
e i figli di Bernardo Provenzano erano tornati alla chetichella in paese, dopo
decenni di latitanza. «La manifestazione l’organizzammo in maniera
improvvisata, quasi spontanea - raccontò qualche settimana dopo la direttrice
della scuola elementare, Giovanna Scalisi - perché tutti eravamo rimasti
profondamente turbati e addolorati per la strage di Capaci. Fu il nostro modo
semplice, ma traboccante d’amore, per esprimere solidarietà verso coloro che
avevano dato la loro vita per la Patria». Erano state le maestre e la
direttrice ad aiutare i bambini a preparare striscioni e cartelloni colorati,
accompagnandoli poi per le strade di Corleone, tra lo stupore dei passanti. Ad
aprire il corteo, era un gruppo di bambini che teneva uno striscione con la
scritta «Vogliamo vivere con fierezza nella nostra Corleone!». A seguire, i
cartelloni con i nomi di tutte le vittime. «Noi - disse la direttrice -
vogliamo vivere con fierezza nella nostra Corleone, gridando al mondo intero
che la stragrande maggioranza della nostra popolazione è costituita da onesti lavoratori,
che non vogliono avere nulla da spartire i con i criminali e gli assassini». Fu
“la rivoluzione dei bambini”, che avrebbe aiutato la città a riscoprire i suoi
eroi civili come Bernardino Verro e Placido Rizzotto.
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